| Questa credo sia la mia poesia classica preferita in assoluto. Adoro Pablo Neruda, ritengo che sia stato un poeta favoloso: ha saputo esprimere i sentimenti umani quali l'amore per la partria, l'amore per la propria moglie, l'amore per la natura e per la vita, come pochi altri hanno saputo fare, con parole apparentemente semplici ma di significati intensi ed evocativi. "La povertà" fu scritta intorno al 1952, proprio in Italia, in un periodo in cui fu costretto all'esilio, essendo egli un forte oppositore al dittatore Gonzalez Videla che in quel periodo governava il Cile. Neruda, che era profondamente innamorato di sua moglie, le dedica questi versi, pregandola di non crucciarsi della loro condizione economica, e di non temere la povertà, poiché, secondo lui, l'importante non è il bene materiale, ma la vera ricchezza, quindi, è quella dell'animo. Con questa poesia, Neruda incita a sentirsi sempre degni di se stessi, anche in ristrettezze economiche, cercando, però, nel contempo, di combattere la miseria estrema, che può ledere e distruggere la dignità umana. La magia di questa poesia, secondo me, sta nel fatto, che nell'affrontare un tema così delicato, ne è uscita anche una meravigliosa lettera d'amore per la sua amata.
E dopo questa doverosa premessa, ecco a voi
La povertà
Ahi, non vuoi, ti spaventa la povertà, non vuoi andare con scarpe rotte al mercato e tornare col vecchio vestito. Amore, non amiamo, come vogliono i ricchi, la miseria. Noi la estirperemo come dente maligno che finora ha morso il cuore dell'uomo. Ma non voglio che tu la tema. Se per mia colpa arriva alla tua casa, se la povertà scaccia le tue scarpe dorate, che non scacci il tuo sorriso che é il pane della mia vita Se non puoi pagare l'affitto esci al lavoro con passo orgoglioso, e pensa, amore, che ti sto guardando e uniti siamo la maggior ricchezza che mai s'è riunita sulla terra.
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